Sima: Amore-odio tra adolescenti e sport, 38% abbandona

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Presidente Pozzobon: 14% e’ sedentario, solo 30% pratica attivita’ sportiva

Tra adolescenti e sport il rapporto “è un po’ in crisi. Quando subentrano molti impegni, si irrigidisce la puntualità negli allenamenti e bisogna seguire un certo rigore, si sviluppa un rapporto amore-odio che porta i ragazzi ad abbandonare la pratica sportiva”. Lo ha detto Gabriella Pozzobon, presidente della Società italiana di medicina dell’adolescenza e pediatra dell’ospedale San Raffaele di Milano, in occasione del 74esimo Congresso nazionale di pediatria organizzato dalla Sip a Roma.

Si tratta di una situazione che deve far riflettere “perché i dati anche internazionali sono drammatici: si parla addirittura di un tasso del 14% di sedentarietà tra gli adolescenti, mentre solo il 30% di loro svolge una regolare attività fisica, cui si aggiunge il 38% di abbandono dello sport nel passaggio dalle scuole medie alle superiori. Per cui- sottolinea Pozzobon parlando con l’agenzia Dire- bisogna incoraggiare i ragazzi in questa fase delicata della loro vita: deve essere uno degli obiettivi anche delle nostre società scientifiche”.

Tra le cause che favoriscono l’abbandono dell’attivita’ sportive c’e’ sicuramente il trauma dovuto al passaggio da bambino ad adolescente e il fare fatica a sostenere i grandi cambiamenti fisiologici. “E’ forse una delle problematiche maggiori. Quando un ragazzo o una ragazza svolge uno sport a livello dilettantistico ha un rapporto con il proprio corpo molto piu’ agevole e disinvolto: ma quando vengono richieste determinate prestazioni magari davanti a un cronometro, l’accorgersi che il proprio corpo non risponde piu’ come si vorrebbe e il capire che non si diventera’ mai un campione possono determinare un allontanamento dell’adolescente proprio perche’ non si raggiungono piu’ i propri obiettivi, non si vince e non si ottengono soddisfazioni”.

Pozzobon chiarisce che lo sport ha sempre un “impatto positivo” per il benessere psicofisico di bambini e ragazzi. “Rappresenta sempre un valore aggiunto sia per la crescita della persona in senso globale che per l’armonia del corpo. Certo, soprattutto l’agonismo estremo di alcuni sport che vengono svolti nella fase critica della vita con lo sviluppo puberale, può’ sicuramente incidere sugli assi ormonali. Chiaro che- conclude- occorre un attento bilancio tra lo sforzo e l’allenamento rispetto a un corpo in evoluzione, pero’ per me lo sport vince sempre”.