Nell’ultima Relazione al Parlamento sulla celiachia, nel 2021 sono stati diagnosticati in Italia 241.729 celiaci (erano 233.147 nel 2020) di cui il 70% donne, il restante 30% uomini. In media, in Italia ogni anno vengono effettuate circa 9mila diagnosi, con una prevalenza della malattia del 0,41%. Dalla Relazione emerge che solo una minoranza (meno del 20%) degli adolescenti celiaci rimane affidato a cure mediche specialistiche dopo l’adolescenza. Ciò ha un impatto negativo sull’aderenza alla dieta aglutinata, che durante l’adolescenza ha un’importanza enorme per garantire il raggiungimento del picco di massa ossea, superato il quale (16-18 anni nelle femmine e 20-22 anni nel maschio) non sarà correggibile il difetto di mineralizzazione dell’osso. Sarebbe opportuno, si suggerisce nella Relazione, che “l’inizio dello sviluppo pubere rappresentasse un’occasione per riformulare la diagnosi direttamente al giovane adulto, discutendone a tu per tu le implicazioni senza la mediazione dei genitori, dandogli così occasione di ricevere risposte personalizzate a dubbi e timori e di maturare consapevolezza del suo problema. Il processo di consapevolizzazione e di responsabilità è un fattore di importanza determinante per la buona compliance alle terapie nella celiachia, come in tutte le malattie croniche in generale, e potrebbe essere favorito da un intervento condiviso e concordato (transizione) tra pediatra e medico dell’adulto”.
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