Gastroenteriti e infezioni cutanee non vanno in vacanza

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Batteri e virus non vanno in vacanza nemmeno d’estate. Tante le gastroenteriti: «La gastroenterite di origine infettiva, dovuta a virus come Rotavirus, Norovirus, Adenovirus, o a batteri come Escherichia coli, Salmonella, Shigella e Campylobacter, è comune in estate e può causare disidratazione – spiega il pediatra Carlo Alfaro, membro Sima, la Società Italiano di Medicina dell’Adolescenza -. Lo Staphyloccus aureus è un batterio responsabile di intossicazioni alimentari che si manifestano entro 24-48 ore dall’assunzione dell’alimento contaminato, con diarrea, vomito, dolori addominali, febbre». La cosiddetta diarrea del viaggiatore colpisce il 20-50% di tutti i viaggiatori e può essere causata da vari germi, soprattutto Escherichia coli enterotossico. I soggetti a più alto rischio sono i bambini. Per prevenire le infezioni intestinali: «Innanzitutto – dice Alfaro – lavare accuratamente le mani con acqua e sapone, evitare verdure crude e frutta non sbucciata, evitare insaccati, carni crude o poco cotte, uova crude, molluschi e pesci crudi, non usare latte se non bollito e formaggi freschi, evitare acqua di rubinetto, anche per la preparazione del ghiaccio, non condividere tovaglioli, bicchieri, posate e stoviglie. In caso di diarrea per evitare la disidratazione assumere soluzioni reidratanti contenenti sali e glucosio». Tra le malattie gastrointestinali che prevalgono durante la stagione estiva c’è anche l’Epatite A. «Si trasmette per via oro-fecale –  spiega il pediatra – ed è endemica nei Paesi a basso sviluppo socio-economico. Frequentemente si acquisisce da frutti di mare non adeguatamente cotti. Se si viaggia in Paesi in cui è endemica è meglio vaccinarsi». Il pesce crudo può contenere “Anisakis”, un verme (nematode) ubiquitario in tutti i mari del mondo: «le larve si localizzano prevalentemente nella cavità viscerale (e talvolta anche nella muscolatura adiacente) di pesci e molluschi. Le specie maggiormente infestate sono alice, sardina, nasello, sgombro, pesce sciabola, sugherello, totano. L’uomo è un ospite accidentale nel ciclo biologico di Anisakis.  È riportato alto rischio di questa parassitosi nei Paesi dove il pesce viene consumato crudo, soprattutto in Scandinavia (fegato di merluzzo), in Giappone (sushi e sashimi), nei Paesi Bassi (aringhe in salamoia) e nella costa del Pacifico del Sud America (insalata di mare nota come “ceviche”). I sintomi, acuti, sono dolori addominali, nausea e vomito, diarrea. L’anisakiasi può essere prevenuta mediante la cottura e/o il congelamento del pesce a temperature adeguate per un tempo sufficientemente lungo». Anche la pelle è esposta al rischio di infezioni: «L’impetigine o piodermite è un’infezione batterica che diffonde nella cute attraverso una ferita, un graffio o una puntura d’insetto. Esistono due forme, “non bollosa”, causata da Staphylococcus aureus o Streptococcus pyogenes, e “bollosa”, causata dallo Staphylococcus aureus. Si cura con antibiotici locali e orali se le lesioni sono multiple», sottolinea Alfaro. Altre manifestazioni cutanee sono le micosi «che possono localizzarsi al cuoio capelluto (tinea capitis), con chiazze di alopecia squamose e pruriginose, o sul corpo (tinea corporis), con tipiche chiazze eritematose e desquamanti “ad anello”. Si curano con antimicotici in pomata, talvolta sono necessari anche per via orale», aggiunge lo specialista. Piuttosto comune anche l’herpes labiale, causato dal virus Herpes simplex (solitamente di tipo 1, molto raramente 2, causa di herpes genitale): «Si manifesta inizialmente con pizzicore, prurito, bruciore, tensione e gonfiore al labbro, o più raramente alla cute del viso, cui seguono in poche ore o in un giorno vescichette pruriginose, ripiene di liquido giallognolo, che evolvono in una crosta sanguinante, che guarisce in una settimana circa senza mai lasciare esiti cicatriziali. Un intervento precoce con pomata antivirale – conclude il pediatra – può ridurre la durata».

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