La minaccia di Omicron

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La quarta ondata dell’epidemia italiana da Covid-19 appare quanto mai diffusiva e violenta, come d’altro canto sta accadendo in tutta Europa.

La peculiarità di questa ondata è la concentrazione dei nuovi casi sotto i 20 anni. Tutto ciò accade in rapporto a due elementi che assieme diventano esplosivi: il fatto che a differenza dell’anno scorso non siamo in lockdown e che si sta rapidamente affermando la variante Omicron che è contagiosissima (“il virus con la propagazione più rapida della Storia”), oltre ad attaccare anche vaccinati e guariti. Un altro problema di Omicron è che i test antigenici rapidi possono dare falsi negativi fino al 40-50%. Certamente, Omicron è clinicamente meno aggressiva in quanto aggredisce la gola più che i polmoni. Ma la maggiore trasmissibilità fa aumentare proporzionalmente la percentuale di malattie gravi, ricoveri e decessi. Le armi a disposizione sono, oltre alle misure, individuali e collettive, per limitare la diffusione del virus, dall’uso delle mascherine alla limitazione dei contatti e degli assembramenti, l’estensione della vaccinazione, con la tempestiva esecuzione della terza dose per chi ha già completato il primo ciclo. La protezione dopo due dosi resta infatti valida nei confronti della malattia grave ma non nei confronti dell’infezione, mentre dopo tre dosi la protezione contro Omicron aumenta a livelli paragonabili alle altre varianti. Nell’ultimo decreto del Governo, per arginare l’epidemia sono previste diverse misure restrittive. La speranza è che il Sars-CoV-2 col tempo si adatti all’uomo diventando come altri coronavirus che sono responsabili di comuni forme simil-influenzali o di raffreddore.

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