Non è vero che i videogiochi isolano i bambini

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Uno studio norvegese pubblicato su Child Development 2019assolve i videogiochi dall’accusa che isolino i bambini riducendone le competenze sociali, in quanto, in realtà, si fanno sempre più spesso in gruppo, almeno per i maschi, dato che la nuova generazione di questo genere di intrattenimento offre prodotti che favoriscono l’interazione trai giocatori. I ricercatori hanno seguito 873 bambini dai sei anni fino a dodici, non rilevando alcuna associazione tra il tempo trascorso a giocare e le abilità sociali dei maschi. Tuttavia, per entrambi i sessi, una scarsa competenza sociale all’età di 8 e 10 anni era predittiva di maggior tempo passato a giocare due anni dopo. La differenza di genere si attribuisce al fatto che le ragazze giocano più spesso da sole essendo l’abitudine meno diffusa tra le femmine. Un dato positivo è che i giochi interattivi più moderni possono comportare una varietà di sfide cognitive che prevedono intense interazioni sociali con amici della vita reale o online. Inoltre, è possibile che impegnarsi nei videogiochi aiuti davvero i ragazzi a migliorare le loro abilità cognitive, emozionali e sociali. I genitori dovrebbero comunque porre limiti coerenti al tempo passato davanti allo schermo e assicurarsi che il tempo trascorso videogiocando non sostituisca le interazioni, la socializzazione e il gioco faccia a faccia e che non prenda il posto del sonno e dell’attività fisica, essenziali per la salute di un bambino.

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