C’è sempre il Covid-19, imprevedibile e tenace con le continue nuove varianti. In Italia, finalmente, l’ultima ondata, sostenuta dalla contagiosissima Omicron 5, mostra timidi segnali di rallentamento, dopo il picco di metà luglio. Ma è presumibile che il numero di casi reali sia molto più elevato di quelli noti alle statistiche ufficiali. A maggio è emersa una nuova sotto-variante di Omicron, la BA.2.75, ribattezzata “Centaurus”. Poi c’è il Vaiolo delle scimmie, causato dal Monkeypox (Mpx), un virus a DNA dello stesso genere del vaiolo, ormai eradicato dal 1977 grazie alla vaccinazione universale. L’Oms ha dichiarato il 23 luglio il vaiolo delle scimmie “Emergenza sanitaria globale”. In passato, i focolai al di fuori dell’Africa occidentale o centrale sono stati collegati soltanto a viaggi in quelle nelle regioni o all’importazione di animali infetti. Si è sempre trattato di epidemie molto contenute e a diffusione solo locale. Invece attualmente è in corso un’epidemia globale, con epicentro in Europa, grazie alla trasmissione da persona a persona (attualmente spesso in corso di incontri sessuali). La patologia si trasmette solo da un soggetto sintomatico. Si suppone che finora il virus Mpx sia stato tenuto sotto controllo dal vaccino universale contro il vaiolo umano, che protegge almeno per l’85%, ma oggi gran parte della popolazione non è vaccinata e quindi non è protetta. La curva di diffusione è stata rapida in coincidenza con la revoca delle restrizioni pandemiche ai viaggi, agli eventi internazionali e ai raduni di massa. Il periodo di incubazione può variare da 5 a 21 giorni. I sintomi sono simili a un’influenza e in più la tipica eruzione vescicolare che evolve in croste. La maggior parte dei casi evolve in modo lieve e autolimitante. La durata può protrarsi fino a diverse settimane (circa 20 giorni). Un paziente infetto può trasmettere la malattia fino a 4 settimane dalla comparsa dei sintomi.. La diagnosi avviene con raccolta, tramite tampone delle lesioni, di un campione di essudato per la ricerca delle sequenze di DNA del virus Mpx. La prevenzione si basa su igiene accurata, sesso con preservativo, diagnosi precoce, isolamento stretto degli ammalati e tracciamento dei contatti. La vaccinazione contro il vaiolo ha dimostrato di essere protettiva contro il vaiolo delle scimmie e risulta in grado di prevenire la malattia se somministrato entro 4 giorni dall’esposizione al virus. Un altro virus non comune che sta emergendo in Italia è il West Nile Virus, responsabile della Febbre del Nilo occidentale: sono 15 i casi confermati nel Nord Italia da inizio giugno al 19 luglio 2022. Di questi, 9 casi si sono manifestati nella forma neuro-invasiva e 4 pazienti sono deceduti. In Italia la malattia è stata dichiarata endemica dal 2008 nelle zone della Pianura Padana. Il West Nile Virus viene trasmesso all’uomo attraverso le punture di zanzare del genere Culex. Non è mai possibile la trasmissione diretta da persona a persona. Il periodo di incubazione, dal momento della puntura della zanzara infetta, varia in genere fra 2 e 15 giorni. Circa l’80% delle infezioni da West Nile nell’uomo decorrono in modo asintomatico o subclinico. La più comune complicazione oculare è una corioretinite multifocale. In meno dell’1% dei casi possono verificarsi gravi complicazioni neurologiche. L’accertamento diagnostico si basa sul riscontro nel siero di anticorpi virus-specifici e nella dimostrazione della presenza di materiale genetico del virus nel sangue o nel liquor cefalorachidiano. La terapia è unicamente sintomatica e di supporto e non esiste un vaccino per l’uomo (disponibile solo per i cavalli). La prevenzione si fonda sostanzialmente sulla lotta alle punture di zanzara. Infine, sale l’allerta in tutto il mondo per la diffusione ubiquitaria di ceppi multiresistenti del fungo Candida auris. In Italia dal 2019 sono stati descritti circa 300 casi. Il micete è pericoloso per i pazienti fragili, nei quali può causare infezioni molto invasive (sepsi) e resistenti ai trattamenti, spesso letali (fino al 60-70%). L’infezione si trasmette per contatto diretto o indiretto. Può colonizzare la pelle per più mesi e può vivere a lungo sulle superfici, dove i disinfettanti comunemente usati per sanificare gli ambienti ospedalieri risultano inefficaci nell’eradicarlo. Il fungo, molto contagioso, può determinare epidemie ospedaliere di difficile controllo.
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