Un inverno difficile, dal punto di vista delle epidemie di virus respiratori, a parte il Covid-19 che non è scomparso. L’esordio precoce dei contagi di malattie respiratorie già da fine ottobre, l’elevata trasmissione nella comunità e la co-circolazione di diversi virus ha creato allarmanti congestioni di ambulatori, strutture di pronto soccorso e reparti di degenza. Era stato previsto. La criticità è stata accresciuta anche dalla preoccupante carenza di farmaci. A inizio febbraio sono già stati superati in Italia i 10 milioni di casi di influenza, considerando nel novero anche le sindromi simil-influenzali (ILI). E l’epidemia è continuata fino a marzo inoltrato. La fascia più colpita è stata quella dei bambini sotto i 5 anni. Nei primi due anni prevale il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS), che quest’inverno ha causato una violenta epidemia di bronchiolite. L’arma più importante contro i virus respiratori resta la prevenzione. Una nuova minaccia è rappresentata dall’influenza aviaria, che al momento non è trasmissibile da uomo a uomo, ma il timore di un “salto di specie” esiste. Fortunatamente al momento non si registrano focolai di aviaria negli allevamenti di pollame nel nostro Paese.
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