Vaccini anti-Covid agli adolescenti, il parere della Società italiana di medicina dell’adolescenza

Condividi:

Sui vaccini contro il Covid agli adolescenti circolano
informazioni discordanti, confusione e timori. Per fare chiarezza ne

discutiamo con la dottoressa Gabriella Pozzobon, Pediatra
presso il Dipartimento Materno-Infantile/Centro di
Endocrinologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza
dell’IRCCS Ospedale San Raffaele/Università Vita-
Salute San Raffaele e Presidente della Società italiana
di medicina dell’adolescenza (Sima).
Intervista a cura di Carlo Alfaro
L’esperta tiene a precisare subito: “Purtroppo i dati ad
oggi a nostra disposizione sui vaccini anti-Covid negli
adolescenti sono ancora pochi, su una scarsa
numerosità di soggetti e con follow-up di breve durata,
pertanto la possibilità di trarre conclusioni definitive
risulta limitata”.
Dottoressa Pozzobon, ora che è arrivato il via
libera dalle agenzie regolatorie europea (EMA)
e italiana (AIFA) a vaccinare anche la fascia

d’età che va dai 12 ai 15 anni col vaccino
Comirnaty della Pfizer (dai 16 anni era già
possibile), come già autorizzato dalla FDA negli
Stati Uniti, mentre anche l’azienda Moderna,
dopo aver condotto studi analoghi, ha richiesto
alla FDA l’autorizzazione all’uso del vaccino dai
12 ai 17 anni (il suo è finora autorizzato dai 18),
si apre la possibilità di vaccinare tutti gli
adolescenti contro il Covid-19. Perché
vaccinarli?
La vaccinazione, secondo gli studi più recenti, è capace
non solo di proteggere dalle manifestazioni cliniche del
Covid-19, dal ricovero e dalla morte, ma anche di
contrastare la trasmissione dell’infezione. Anche se i
minori vanno generalmente incontro a forme non gravi
di malattia da Sars-CoV-2, possono avere un ruolo
importante, avendo una vita sociale molto attiva,
soprattutto gli adolescenti, nella diffusione dei contagi.
Vaccinarli potrebbe dunque ridurre la circolazione del
virus e proteggere gli adulti più vulnerabili. Il vaccino
negli adolescenti viene caldeggiato in particolare
nell’ottica di un rientro a scuola in sicurezza a
settembre.
Perché invece alcuni sostengono che il vaccino
ai minorenni non rappresenti una priorità?
Il parere in tale ambito è diviso. Alcune posizioni
ritengono l’immunizzazione contro il Covid-19 negli
adolescenti non prioritaria rispetto ad altre fasce della
popolazione, essendo la gravità dell’infezione contenuta
nella maggior parte di loro, altri la considerano
comunque utile per la comunità. Invece, negli
adolescenti fragili, ossia con comorbidità che li rendono
più suscettibili a forme gravi di Covid, quali malattie
croniche, diabete, obesità, tumori, condizioni di
immuno-soppressione, la vaccinazione è una priorità

uniformemente riconosciuta, come negli adulti
appartenenti a queste categorie. In Germania, ad
esempio, attualmente il vaccino è raccomandato solo
agli adolescenti tra i 12 e i 18 anni con malattie
pregresse.
In quale misura il diffondersi di nuove varianti
del Sars-CoV-2 potrebbe modificare le
indicazioni ai vaccini per gli adolescenti?
Se emergessero nuove varianti a maggiore impatto
clinico e in termini di mortalità sui minori, vaccinarli
assurgerebbe al ruolo di priorità. In tal senso viene
considerata con attenzione la variante Delta (cosiddetta
indiana), attualmente responsabile di oltre il 90% dei
nuovi casi di Covid-19 nel Regno Unito. Secondo le
autorità sanitarie britanniche, la variante Delta è più
trasmissibile del 64% rispetto a quella Alpha
precedentemente dominante (la cosiddetta variante
inglese) ed è 2,2 volte più probabile che porti al
ricovero. Chi ha ricevuto una sola dose di vaccino a
mRna sarebbe coperto solo al 33% contro la malattia
sintomatica da variante Delta, 3 settimane dopo,
mentre la copertura con una sola dose è del 50% contro
la variante Alpha. Dunque diventa importante
completare velocemente il ciclo vaccinale per il maggior
numero di persone possibili.
Dato che il Covid-19 non è grave negli
adolescenti è importante, per proporre loro la
vaccinazione, che essa non comporti rischi? I
vaccini anti-Covid sono effettivamente sicuri?
L’Agenzia Italiana del Farmaco ha appena pubblicato il
quinto Rapporto di Farmacovigilanza sui vaccini Covid-
19, basato sulle segnalazioni di sospetta reazione
avversa registrate nella Rete Nazionale di
Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26

maggio 2021 per i quattro vaccini in uso nella
campagna vaccinale in corso. Il tasso di segnalazione è
di 204 ogni 100.000 dosi, di cui circa il 90% sono
riferite a eventi non gravi, ad insorgenza
prevalentemente lo stesso giorno della vaccinazione o il
giorno successivo. La maggior parte delle segnalazioni
sono relative al vaccino della Pfizer, finora il più
utilizzato nella campagna vaccinale e solo in minor
misura al vaccino Vaxzevria di Astrazeneca, al vaccino
Moderna e al vaccino Janssen. Le segnalazioni gravi
corrispondono al 10,4% del totale, con un tasso di 21
eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate. Le
segnalazioni di decesso con possibile nesso causale con
la vaccinazione sono 4, di cui un caso a seguito di
vaccino mRna e tre casi dopo la vaccinazione con
Vaxveria. Con i dati ad oggi disponibili si può dunque
concludere per la sicurezza dei vaccini anti-Covid.
Ricordiamo che al momento per gli adolescenti dai 12 ai
18 anni è autorizzato solo il Pfizer.
Gli effetti avversi dopo la vaccinazione contro il
Covid-19 negli adolescenti sono minori o
maggiori che nelle altre fasce di età?
Sovrapponibili, negli studi di fase 3 presentati dalla
Pfizer/BioNTech: dolore nel sito dell’iniezione, mal di
testa, dolori muscolari o articolari, brividi, febbre,
stanchezza, nausea.
Ha creato allarme la segnalazione di casi di
miocardite nei giovani maschi vaccinati con
Pfizer. Cosa c’è di vero?
I CDC (Centers for Disease Control and Prevention)
americani hanno riportato in un numero molto ridotto
di giovani tra i 16 e i 30 anni miocardite o pericardite
dopo la vaccinazione. La maggior parte dei casi si sono
verificati dopo circa quattro giorni dalla seconda dose.

E’ ancora incerto il legame tra tali casi e il vaccino.
Anche il Ministero della Salute israeliano ha segnalato il
rischio di miocardite in un piccolo numero di giovani
che hanno ricevuto il vaccino di Pfizer: 275 casi su più
di 5 milioni di persone vaccinate. La prevalenza è stata
maggiore nei maschi tra i 16 e i 19 anni e i casi non
hanno manifestato particolare gravità. Casi di
miocardite a seguito del vaccino Moderna sono oggetto
di indagine anche negli Stati Uniti. Non è chiaro il
motivo per cui i due vaccini a mRNA possano
aumentare il rischio di infiammazione cardiaca nei
giovani: si ipotizza sia un effetto della vivace risposta
immunitaria che generano che causa iperinfiammazione.
Ovviamente i casi sono troppo pochi
per poter trarre delle conclusioni in merito.
Potrebbe essere opportuno modificare le dosi
dei vaccini per i minori?
I primi risultati degli studi hanno dimostrato che i
ragazzi di 12-15 anni che hanno ricevuto due dosi
standard del vaccino Pfizer-BioNTech hanno sviluppato
livelli più elevati di anticorpi anti-virus rispetto ai
ragazzi di 16-25 anni. Questo non sorprende causa la
maggiore reattività immunitaria degli organismi
giovani, e potrebbe anche esporli a maggiori effetti
indesiderati di tipo immunitario, per cui alcuni autori
suggeriscono di poter considerare la possibilità di
utilizzare dosi ridotte.
Si è diffusa anche la notizia che i vaccini anti-
Covid possano compromettere la fertilità

È una fake new, che nasce dal fatto che la proteina
Spike del Coronavirus che rappresenta il bersaglio dei
vaccini sarebbe omologa alla Sincitina, che è essenziale
per la formazione della placenta. La sequenza delle due
proteine che è analoga invece, è troppo breve perché gli
anticorpi anti-Spike attacchino anche la proteina della
placenta. Infatti anche ammalarsi di Covid-19 non ha
determinato finora compromissione della fertilità.
Parliamo ora del vaccino di Astrazeneca, il
Vaxzevria. Il Comitato tecnico-scientifico (Cts)
ha stabilito di somministrarlo solo per le
persone di età uguale o superiore a 60 anni,
sotto i 60 anni ha raccomandato invece i vaccini
a mRna, ossia Pfizer o Moderna. Per la seconda
dose di chi ha ricevuto Astrazeneca, per gli
under 60 la raccomandazione è di cambiare
tipo di vaccino, scegliendone uno a mRna.
Perché questo cambiamento di indicazioni?
Perché è mutato il contesto epidemiologico: riduzione
dei casi di infezione da Covid-19 e diminuzione della
mortalità, per cui il rapporto tra benefici della
vaccinazione e potenziali rischi legati alle trombosi rare
segnalate col vaccino di Astrazeneca è meno netto in età
minori di 60 anni.
Può essere rischioso il passaggio a un vaccino a
mRna per la dose di richiamo nei soggetti under
60 vaccinati con Astrazeneca?
Secondo lo studio spagnolo Combivacs, non ancora
pubblicato, il programma vaccinale eterologo, ovvero la
prima dose con Astrazeneca e la seconda con Pfizer o
Moderna, è risultato sicuro ed efficace in 670
partecipanti tra 18 e 59 anni. Un altro studio inglese su
830 soggetti over-50, i cui dati preliminari sono stati
pubblicati su Lancet, ha soltanto evidenziato dopo una

prima dose con AstraZeneca e la seconda con Pfizer un
aumento delle reazioni avverse lievi come febbre,
astenia, mal di testa e dolori. In teoria, due vaccini
diversi stimolerebbero la risposta anticorpale contro siti
differenti della proteina Spike e ciò potrebbe
determinare maggiore protezione.
Per il vaccino di Astrazeneca le limitazioni
all’uso nelle persone al di sotto dei 60 anni
suggerite dal Cts sono state assunte dal governo
come perentorie, invece per il vaccino Janssen
della Johnson & Johnson, che riconosce la
stessa tecnologia a vettore adenovirale, resta
solo la raccomandazione, ma non l’obbligo, di
non utilizzarlo al di sotto dei 60 anni, come
mai?
Le trombosi rare sono meno comuni con Janssen
rispetto ad Astrazeneca. I vaccini peraltro non sono
uguali: Johnson & Johnson si basa su un vettore
adenovirale umano mentre Astrazeneca ne utilizza uno
di scimpanzè.
L’Italia è sconvolta per il caso della 18enne di
Sestri Levante deceduta per trombosi dopo
vaccino AstraZeneca. Quali sono i fatti?
Purtroppo non sono chiari e tuttora oggetto di indagine.
La giovane aveva ricevuto la prima dose di AstraZeneca
partecipando a un open day il 25 maggio, è stata
ricoverata per trombosi del seno cavernoso il 6 giugno
ed è deceduta il 10. Il caso è stato interpretato come
sospetta trombosi in sede atipica associata a
trombocitopenia in paziente vaccinato con Vaxzevria.
La ragazza sembrerebbe essere stata affetta da una
piastrinopenia autoimmune familiare (circostanza
negata dalla famiglia) e comunque era in terapia
farmacologica ormonale che poteva accrescere il rischio

trombotico. Risulterebbe che la giovane non avesse
segnalato tali dati ai vaccinatori.
Cosa si sa esattamente sulla trombosi venosa
trombocitopenica (VITT: Vaccine-induced
Immune Thrombotic Thrombocytopenia)
segnalata dopo il vaccino Vaxzevria e Janssen?
Si tratta di un effetto collaterale raro caratterizzato da
eventi trombotici in sedi atipiche (trombosi dei seni
venosi cerebrali e/o del distretto splancnico) associati a
piastrinopenia. Si manifesta con emorragie gravi e
rapidamente progressive, spesso multi-focali, e in
alcuni casi con quadro di coagulazione intravascolare
disseminata. Il fenomeno si è presentato a distanza di
5-21 giorni dalla vaccinazione. La fascia di età più a
rischio è quella dai 20 ai 55 anni, soprattutto individui
di sesso femminile. È stato stimato un tasso di circa 1
caso ogni 100.000 vaccinati. La forma, simile alla
trombocitopenia indotta da eparina associata a
trombosi, potrebbe essere legata allo sviluppo di autoanticorpi
contro il fattore piastrinico 4 (PF4), che
scatenano gli eventi trombotici e il consumo di
piastrine, o a meccanismi di “incremento di malattia
indotto da anticorpi” (ADE). Al momento, è impossibile
identificare dei fattori di rischio da cercare nella
popolazione generale né c’è alcuna indicazione all’uso
profilattico di farmaci antitrombotici quali acido
acetilsalicilico, eparina non frazionata, eparine a basso
peso molecolare, che aumenterebbero soltanto il rischio
emorragico. Restano importanti sorveglianza clinica e
immediato intervento diagnostico-terapeutico al
sospetto.