ADHD, giusta decisione Gelmini

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BERTELLONI (SIMA): “No ai test psicologici sui bambini!”
04 febbraio 2009 (DIRE-notiziario Sanità)

La Società italiana di medicina dell’adolescenza (Sima), si dichiara “pienamente in accordo con la decisione del ministero dell’Istruzione che ha bloccato l’eventuale somministrazione di test psichiatrici nella scuola ai fini dell’individuazione della sindrome da iperattività e deficit di attenzione (Adhd)”.

E’ quanto afferma Silvano Bertelloni, presidente Sima, che sottolinea quanto questa decisione “rappresenti un’importante tutela della salute del minore”.

Il comitato di farmaco-vigilanza pediatrica, “Giù le mani dai bambini” , ha ieri reso nota in un comunicato la circolare del ministero, nella quale si legge: “Il processo di rilevazione della sindrome non puo’ essere effettuato attraverso la somministrazione nelle scuole di test o questionari”. La stessa, poi, chiede anche di “segnalare eventuali interventi pro-psicofarmaco promossi nelle scuole da associazioni non qualificate”.

Già negli scorsi mesi, “Giù le mani dai bambini” ha portato all’attenzione del pubblico e della magistratura, l’attività’ di associazioni non qualificate che proponevano nelle scuole dei ‘corsi’ rivolti a genitori ed insegnanti per propagandare l’uso di psicofarmaci per bambini troppo agitati e distratti .

“La diagnosi di Adhd – spiega Bertelloni – e’ impegnativa sia per il minore che per la sua famiglia, e deve essere effettuata da professionisti esperti del settore, al termine di un articolato percorso di valutazione del bambino, anche per evitare inappropriati approcci farmacologici.

A questo proposito, da sempre, la Sima ritiene che la scuola possa rappresentare un luogo privilegiato di comunicazione con i giovani nell’ottica di implementare i programmi di prevenzione e di educazione alla salute per gli adolescenti, diffondendo quel bagaglio di nozioni utili e, in vero indispensabili, che solo un pediatra puo’ fornire, alla piu’ compiuta e meritevole cultura della salute, che di ogni maturazione civica dei giovani dovrebbe far parte”.

“Riteniamo invece – continua il presidente Sima, Bertelloni – che la scuola non rappresenti il luogo per diagnosticare patologie organiche o funzionali, che dovrebbero invece essere intercettate piu’ appropriatamente da personale medico specialistico e capillarmente diffuso a livello territoriale.
Il pediatra di famiglia, ad esempio, che ha in carico il minore, saprà utilmente indirizzarlo – se necessario – verso strutture di II/III livello di riferimento.

Le cosiddette “indagini di screening” nella scuola – conclude – a volte propagandate come una metodologia ottimale di prevenzione, sono infatti un modello arretrato sia dal punto di vista organizzativo che culturale di individuazione delle patologie del bambino.

Oltre a determinare possibili duplicazioni di interventi con un ulteriore ed inappropriato incremento dei costi possono risultare, in alcuni casi, anche umilianti e penalizzanti per l’interesse del minore e della sua famiglia”.