Bullismo. Raiola (MAGAM): “Ancora sommerso, vince l’auto-difesa”

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L’ADOLESCENTOLOGO: “Poche le denunce a genitori e insegnanti”.
10 febbraio 2009 (DIRE – notiziario Minori)

Nel 2006, l’indagine su “Le abitudini e gli stili di vita degli adolescenti” promossa dalla Società italiana di pediatria (SIP), ha analizzato il fenomeno del bullismo.

L’indagine, tuttora ritenuta valida ed esemplificativa dagli esperti, e’ stata effettuata mediante la somministrazione di un questionario ad un campione nazionale di 1.251 adolescenti (577 maschi e 571 femmine; età 12-14 anni).

1.077 questionari sono stati distribuiti a scuola, i rimanenti 174 negli “junior club” di villaggi vacanza.
I risultati della ricerca hanno evidenziato che il 77% dei ragazzi e il 68% delle ragazze, senza differenze geografiche Nord-Sud significative, ha subito atti di bullismo o ha assistito a soprusi consumati nei confronti di amici. Cinque punti percentuali in piu’ rispetto a quanto emerso dall’indagine 2005.

“L’aspetto ancora piu’ significativo – spiega Giuseppe Raiola, coordinatore internazionale della Mediterranean action group on adolescent medicine (Magam) – riguarda il modo di reagire davanti a questi episodi.

Se, in teoria, il 75% dichiara che se una ‘vittima’ andasse a riferire la cosa ai genitori, o comunque ad una persona adulta, “farebbe la cosa giusta”, all’atto pratico il 53% (66,6% dei maschi), afferma che se la cosa riguardasse lui (o lei) si difenderebbe da solo. Il 18% ne parlerebbe con un amico e circa il 5% subirebbe le prepotenze, se non eccessive.

Meno di un quarto del campione, quindi, si rivolgerebbe ad un adulto (20,2% genitori, 2,7% insegnanti).
Rispetto al 2005, la scelta dell’autodifesa o al massimo la confidenza ad un amico, e’ aumentata di circa 10 punti percentuali”.

Ancora una volta, dunque, emerge che il fenomeno del bullismo rimane in larga parte sommerso, per la scelta prevalente delle vittime di non denunciarlo. Inoltre, cresce la tendenza all’autodifesa, così come il numero di coloro che giudicano negativamente (fifone o spia) chi dovesse ricorrere ad un adulto (24% contro il 21% nel 2005).

“I dati dell’indagine – sottolinea Raiola – confermano che il fenomeno del bullismo non riguarda solo i maschi, ma si estende anche alle femmine che soprattutto subiscono le prepotenze di altre ragazze.
Ciò che cambia e’ il modo di essere ‘bullo’: piu’ fisico il bullismo maschile (scherzi, dispetti, botte…); piu’ psicologico, ma non per questo meno dannoso, quello femminile (isolamento, denigrazione)”.

In conclusione, l’adolescentologo si sofferma su un dato ambientale significativo: “Ogni azione di bullismo – avvisa – colpisce, inesorabilmente, piu’ vittime: coloro che hanno subito l’abuso, le loro famiglie, ma anche i genitori del bullo che avvertono, quasi sempre, il fallimento del loro ruolo di educatori e il bullo stesso, che viene identificato come soggetto ‘pericoloso’, quindi poco gradito, con gravissime conseguenze per il suo futuro inserimento sociale”.